«Maschere bianche sotto attacco», “Il Padrone di merda” risponde alle misure cautelari per 6 loro attivisti 

Gli agenti di polizia che hanno svegliato questa mattina all’alba alcuni appartenenti al gruppo “Padroni di merda” per recapitare loro 6 misure cautelari «si sono presentati senza guanti e mascherine e senza preoccuparsi di rispettare la distanza di sicurezza: per quanto sia noto che la tutela dei giovani precari non sia mai stata una loro priorità, questo fatto è ulteriormente grave e pericoloso per la salute di tutti». È l’accusa dello stesso gruppo “Padrone di merda” questa mattina dopo aver appreso la notizia sui 5 divieti di dimora e 1 divieto di avvicinamento per 6 di loro. 

«Alle obiezioni mosse (sulla mancanza dei dispositivi di sicurezza –mascherine e guanti) la risposta di un agente è stata: “Non vi preoccupate, con l’obbligo di dimora starete molto distanti!”», denuncia il Padrone di merda. E «tra le risate del collega e in sfregio a qualsiasi norma sanitaria che gli stessi agenti dicevano di voler far rispettare quando, nel periodo di lockdown, davano multe e denunce», continua. 

Cinque del collettivo, dunque, dovranno abbandonare immediatamente Bologna e non farvi ritorno a tempo indeterminato. «Non importa che in questa città risiedano amici, affetti, in alcuni casi famiglie. Non importa che ci troviamo nel mezzo di una pandemia, che limita la mobilità per ragioni di tutela della salute collettiva: infischiandosene delle possibilità di contagio e diffusione del virus, quegli stessi lavoratori che fino a qualche giorno fa non potevano uscire di casa adesso, da un’ora all’altra devono abbandonare la propria casa e andare non si sa dove e non si sa per quanto», dicono dalla pagina Il Padrone di merda. 

Chi sono le persone che hanno avuto le misure cautelari 

«Un lavoratore di una cooperativa sociale del bolognese (che durante tutto questo periodo è stato costretto ad andare al lavoro per pochi soldi e senza adeguate protezioni – si legge nel comunicato delle maschere bianche), un  lavoratore di un bar, che oggi avrebbe dovuto riprendere i suoi turni, il socio di una piccola attività, uno studente che, per pagarsi l’università, deve fare dei lavoretti in nero e un rider che in questi mesi ha lavorato per guadagnare i soldi necessari a tirare avanti. Per questi 5 c’è il divieto di dimora a Bologna.  Per una ex lavoratrice del Nails Café, vicenda messa al centro dell’inchiesta giudiziaria, c’è il divieto di avvicinamento all’attività offesa (proprio il Nails cafè)» Questa ex dipendente avrebbe preteso di ricevere il salario. Un’azione che, secondo le accuse, si sarebbe trasformata in estorsione.

«È inutile che cercate di dare un nome o di cacciare qualcuno, perché dietro quelle maschere bianche ci siamo tutti: tutti i precari che hanno scelto di vendicarsi dei propri sfruttatori. Tutti i lavoratori che almeno una volta si sono identificati in una delle tante storie di ricatto, truffa e molestie che in tanti mesi abbiamo raccontato. Per ogni precario cacciato dalla propria casa, ci saranno più maschere bianche pronte a diffondersi in tutta Italia, perché i padroni di merda non hanno dimora», incalzano gli attivisti dalla loro pagina. 

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