Riaperto l’incrocio tra via Riva Reno e via San Felice, terminati i disagi?

Dopo mesi di caos, l’incrocio tra via Riva Reno e via San Felice, a Bologna, ha finalmente riaperto ieri. I lavori legati alla realizzazione della rete tranviaria avevano paralizzato la viabilità della zona, scatenando disagi sia per gli automobilisti sia per i pedoni. Da ieri pomeriggio, anche le linee autobus (19, 23, 36, 38 e altre extraurbane) sono tornate a percorrere via San Felice e via Marconi, sebbene le vie Ugo Bassi e Riva Reno rimangano chiuse.

Tuttavia, nonostante la riapertura dell’incrocio, restano molti dubbi sul fatto che il peggio sia davvero passato. Don Davide Baraldi, parroco della chiesa di Santa Maria della Carità in San Felice e San Valentino della Grada, ha descritto – come si legge sul Corriere di Bologna – il periodo dei lavori come un vero e proprio “Far West”. In un’intervista all’agenzia Dire, il parroco ha tracciato un bilancio amaro di questi mesi, denunciando la mancanza di sicurezza per i pedoni e una gestione del traffico fuori controllo.

Una viabilità allo sbando

Secondo don Baraldi, uno dei problemi principali è stata la totale assenza di attraversamenti pedonali sicuri: «Non c’era un passaggio pedonale decente da cui si vedesse bene il semaforo. Auto e pedoni non sapevano quando attraversare». A questo si aggiunge una serie di comportamenti pericolosi, già diffusi ma accentuati dai cantieri: «I pedoni camminano in mezzo alla strada, le bici e i motorini vanno contromano, e le auto parcheggiano in modo selvaggio» . Una vera e propria zona franca, come la definisce il parroco, dove sembra che non esistano più regole né controlli.

Uno spiraglio di speranza

Con la riapertura dell’incrocio, la speranza è che la situazione possa gradualmente migliorare, riducendo le tensioni tra residenti, pedoni e automobilisti. Tuttavia, la strada verso una viabilità più sicura e ordinata sembra ancora lunga, soprattutto in considerazione dei numerosi cantieri ancora attivi in altre zone del centro.

foto: pubblica su Facebook Matteo Lepore

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