A un anno e 4 mesi di distanza dall’alluvione che ha colpito il nostro territorio gli effetti del maltempo hanno generato una nuova emergenza, che tocca gran parte delle aree più colpite già nel 2023 Innalzamento ed esondazione di corsi d’acqua, frane, allagamenti, evacuazioni – con 250 sfollati solo nel Bolognese – e strade interrotte: è questo lo scenario che oggi si trovano a fronteggiare, ancora una volta, cittadini e imprese della Città metropolitana di Bologna.
«Il cambiamento climatico – quale che sia la causa – e i suoi effetti in termini di precipitazioni sono un dato di fatto con il quale tutti noi ci dobbiamo confrontare e imparare a convivere, evitando polemiche, sia sul piano ideologico sia su quello politico: la situazione va affrontata nell’urgenza e non è accettabile che ogni ondata di precipitazioni comporti conseguenze così gravi per la vita delle nostre comunità. Non ci interessa, in questa fase, approfondire le responsabilità perché riteniamo che sia essenziale, prima di ogni dibattito e polemica, tornare al più presto alla normalità: in città come in pianura, collina e Appennino», scrive in un comunicato Medardo Montaguti, vice presidente Confcommercio Ascom Bologna.
«Dalle testimonianze che abbiamo ricevuto dalle nostre imprese associate e dalla cronaca di questi giorni emerge chiaramente che esiste un problema oggettivo di prevenzione del rischio idrogeologico. La cura e la manutenzione di un territorio che anche in queste ore ci ha ricordato di essere fragile devono essere in cima alle priorità dell’azione politica e amministrativa e oggetto di investimenti strutturali, ad ogni livello», sottolinea il vice presidente Confcommercio Ascom Bologna.
Manutenzione e pulizia dei canali e dei fossi, abbassamento delle aree golenali dei fiumi, adeguamento delle sezioni degli argini, casse di espansione: «questi sono interventi fondamentali e devono essere garantiti proprio per assicurare una migliore tenuta del territorio; ma, dove occorre e in una prospettiva di maggior respiro, si dovrà pensare anche a modifiche o ricollocazione degli argini, perché con queste precipitazioni molte aree vicine ai fiumi rimangono difficilmente difendibili a fronte di eventi alluvionali. Il fatto che certi fenomeni si siano ripetuti, quasi identici, proprio in alcune zone della Città metropolitana e del territorio regionale è la dimostrazione lampante che prevenire è possibile ma in oltre un anno non si è fatto abbastanza per evitare nuove emergenze con gravi conseguenze per le nostre comunità», conclude Montaguti.