L’iter burocratico per richiedere i contributi da parte di chi ha subìto danni alle proprie case è un processo ricco di richieste talvolta assurde, come, ad esempio, allegare foto di scarpe perse nell’acqua.
«I nostri immobili distrutti dall’acqua sono ormai invendibili e il territorio è poco sicuro». Così un residente di San Lazzaro di Savena descrive la situazione drammatica in cui versano alcune case nel comune alle porte di Bologna a causa dell’alluvione del maggio 2023. Da quel primo evento, altre due alluvioni hanno investito il territorio quest’anno. L’impressione dei cittadini resta sempre la stessa: persiste la vulnerabilità del territorio e la messa in sicurezza è una priorità trascurata.
In questo dramma, sono tanti ad aver visto la propria casa distrutta dal fango e dall’acqua, subendo una perdita immobiliare inestimabile, che in molti casi ha reso alcune abitazioni (diventate ormai carcasse di mattoni) invivibili e invendibili.
«L’iter burocratico per richiedere i contributi da parte di chi ha subìto danni alle proprie case è un percorso lento e complesso», afferma un residente di San Lazzaro coinvolto nell’alluvione. Un processo ricco di richieste burocratiche talvolta assurde, come, ad esempio, allegare foto di scarpe perse nell’acqua.
La frustrazione dei residenti cresce anche a causa della lentezza degli interventi sul territorio: i fiumi, mantenuti inadeguatamente da tempo, sono il principale rischio. La pulizia del Savena, avviata dopo la terza alluvione grazie alla pressione di un comitato cittadino, nato in seguito alle inondazioni, ha evidenziato la necessità di interventi più ampi di disboscamento e allargamento dei corsi d’acqua.
Mentre la burocrazia resta, dunque, lenta e macchinosa, il rischio di nuove tragedie rimane alto. Ne è un esempio l’ordine di evacuazione di domenica scorsa a seguito delle piogge torrenziali.