Nel cuore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, è nato un apiario sperimentale che unisce formazione, innovazione scientifica e produzione. Quattro alveari, custoditi in sicurezza, diventano un laboratorio a cielo aperto per studentesse e studenti, ma anche una nuova frontiera nella ricerca sugli insetti impollinatori.
L’inaugurazione si è tenuta martedì 20 maggio, in occasione della Giornata mondiale delle api, alla presenza del Rettore Giovanni Molari e del Direttore di Dipartimento Giovanni Dinelli.
Il progetto, realizzato grazie al contributo dell’apicoltore Zeid Nabulsi, fondatore dell’azienda agricola Beebo, nasce con un duplice obiettivo: offrire esperienze pratiche nel campo dell’apicoltura e supportare i tanti studi in corso sul ruolo cruciale delle api per la biodiversità e l’agricoltura.
«Il nuovo apiario didattico e sperimentale, che va ad arricchire il nostro Orto Agrario, sarà un supporto didattico fondamentale per formare gli studenti di agraria sul tema delle api e dell’apicoltura», ha spiegato Fabio Sgolastra, docente e referente dell’iniziativa. «Considerato il ruolo fondamentale di questi insetti impollinatori per l’agricoltura e la produzione di miele, l’apiario potrà servire anche come supporto alle attività sperimentali che abbracciano diversi ambiti disciplinari afferenti al Dipartimento».
Durante l’evento inaugurale, i partecipanti hanno potuto anche degustare diversi tipi di miele, in un percorso organizzato in collaborazione con il gruppo di dottorandi e dottorande del progetto divulgativo “Sips of science”.

L’impegno dell’Alma Mater nel campo degli insetti impollinatori si articola in una rete articolata di progetti scientifici di respiro nazionale ed europeo.
Tra questi spicca PollinERA, finanziato dal programma Horizon Europe, che mira a migliorare la valutazione del rischio ambientale legato all’uso dei pesticidi. Il progetto integra dati ecotossicologici da laboratorio, monitoraggi in campo e simulazioni modellistiche per comprendere meglio l’impatto delle sostanze chimiche sulle api e altri impollinatori.
In parallelo, PollinEat, sostenuto da EFSA, si concentra sull’esposizione degli insetti attraverso il polline contaminato, per comprendere le reali conseguenze dell’assunzione di pesticidi durante il foraggiamento.
Tre progetti PRIN portano avanti studi complementari: PolyPoll analizza gli effetti combinati di più inquinanti chimici sulle popolazioni di api e altri impollinatori; Aempollyp valuta l’efficacia delle misure di mitigazione ambientale previste dal Green Deal europeo per contrastare il declino della biodiversità nei sistemi agricoli; IMPLICIT si concentra invece sulle interazioni microbiche che possono influenzare l’attrattività dei fiori per gli insetti impollinatori.
Non manca un’attenzione concreta anche alla qualità del miele: il progetto ItaHoneyDNA, promosso dal Ministero dell’Agricoltura, ha l’obiettivo di contrastare le frodi alimentari attraverso l’analisi del DNA presente nel miele, per realizzare sistemi di tracciabilità e autenticazione affidabili.
Infine, due progetti guardano alla sostenibilità complessiva dei sistemi agricoli: Dream, finanziato dal programma PRIMA, propone modelli agroecologici resilienti che incentivino la presenza e l’attività delle api; Showcase, iniziativa europea, studia invece i vantaggi delle pratiche agricole ecocompatibili sulla biodiversità, con particolare attenzione alle strisce fiorite e ad altri elementi del paesaggio favorevoli agli impollinatori.