Giovani ragazze albanesi costrette a prostituirsi a Bologna, sgominata una banda di sfruttatori

Tre appartamenti del centro di Bologna, dove alcune ragazze erano costrette a prostituirsi, sono stati sottoposti a sequestro preventivo.

Con minacce e violenze anche fisiche costringevano giovani ragazze albanesi (tra i 20 e i 30 anni) a prostituirsi sulle strade del Bolognese (via Emilia, Anzola e Valsamoggia) ma anche in alcuni appartamenti del centro storico di Bologna, alcuni di questi in via San Felice. I responsabili, in totale 11 persone di cui 7 identificati ieri dalla polizia di Bologna (di questi 7, 5 sono italiani e due albanesi), hanno ricevuto varie misure cautelari perché accusati, a vario titolo, di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, violenza sessuale e stalking. Altri 2 uomini, appartenenti alla stessa organizzazione criminale, furono arrestati nei mesi scorsi a inizio dell’indagine della polizia. Delle 7 persone identificate ieri, 3 hanno ricevuto gli arresti domiciliari, 2 il divieto di dimora sul territorio bolognese e 2 (i fratelli albanesi) hanno avuto il carcere. 

Curiosa è stata una particolarità dell’azione criminale. Alcuni degli italiani coinvolti nell’operazione assumevano regolarmente come badanti, pagando anche i contributi Inps, le ragazze albanesi che, però, poi obbligavano a prostituirsi. Oppure addirittura simulavano matrimoni con le vittime in modo da far ottenere loro il permesso di soggiorno. E, inoltre, sempre gli italiani della banda criminale, affittavano regolarmente appartamenti, dove avvenivano i reati di prostituzione, di proprietà nel centro di Bologna pur sapendo del reato commesso. In quegli appartamenti la polizia ha trovato e sequestrato 39mila euro, verosimilmente frutto della prostituzione.  

Come è cominciata la storia 

L’indagine della polizia è cominciata nel novembre del 2020 quando un uomo albanese ottenne un fermo di indiziato di delitto indagato per tentato sequestro di persona, reclutamento e sfruttamento di prostituzione. Un mese prima, infatti, la polizia intervenne in un parcheggio del motel “La Pioppa” in via Marco Emilio Lepido, a Bologna, per soccorrere una ragazza albanese prostituta e vittima di un agguato del suo sfruttatore che, insieme ad alcuni complici, avrebbero tentato di sequestrarla. L’uomo fu arrestato nel novembre 2020 e trovato a bordo di un aereo per l’Albania con addosso oltre 7mila euro. Da quell’episodio partì un’indagine durata un anno che ha permesso di risalire alla banda di “protettori” violenti e alle vittime della violenza. 

In particolare, fa sapere la polizia, si è riusciti ad appurare che il sequestro di persona dell’ottobre 2020 fu ideato da 3 uomini di cui 2 albanesi e un italiano. Dalle prove ottenute la polizia ha potuto arrestare (ai domiciliari) l’italiano complice dell’agguato, un uomo albanese rimasto libero e un altro italiano (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) perché titolare del contratto di locazione di un appartamento adibito quale luogo di prostituzione. Queste misure cautelari furono eseguite nel febbraio scorso con perquisizioni personali e domiciliari con sequestro di cellulari e oltre 10mila euro in contanti, sospetto profitto illecito dell’attività criminosa. 

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